Scaffale: CM
Libro n. 88
Posizione: 1
Titolo: Guerra in Val d' Orcia
Autore: Origo Iris
Editore: Edizioni Argonautiche
Categoria: Storia
Descrizione: Tra il Monte Amiata e il lago Trasimeno, in una zona che fino a qualche decennio fa era dominio della nuda argilla, c’è una grande fattoria dal classico nome toscano, La Foce. Durante l’ultima guerra si aprì ai sofferenti e ai perseguitati: profughi, ribelli, bambini, senza tetto, prigionieri in fuga, ebrei braccati, partigiani feriti. Ospiti pericolosi, da sfamare e da proteggere, accolti dalla famiglia Origo.
Il libro raccoglie le pagine di diario scritte da Iris Origo dal 30 giugno 1943, data dell’arrivo alla Foce del primo scaglione di bambini sfollati, al 5 luglio 1944, pochi giorni dopo il passaggio del fronte.
Pubblicata dapprima in inglese, l’opera suscitò ampio consenso. “Questo – annotava Piero Calamandrei – è uno dei documenti più genuini e più immediati che siano stati scritti sulla resistenza del popolo italiano, cioè sulla resistenza dei poveri”. E aggiungeva: “In lontananza, nello sfondo remoto, i grandi eventi militari e politici: il crollo del fascismo, le città bombardate, la guerra che sale come una lingua d’incendio… Ma su un piano più vicino ecco la guerra come si insinua a tradimento, strisciando come un rettile, nella innocenza di questa comunità che si ostina a non volerla riconoscere…”.
Nel 1947, Nicolò Carandini, Ambasciatore a Londra, scriveva all’Origo: “Il suo libro getta una limpida luce sul meglio che l’anima italiana ha dato alla resurrezione del Paese. Ma vi è qualcosa di più difficile da comunicare: è l’immagine diffusa e indefinita del segreto sacrificio, dell’umile coraggio, delle fraterne iniziative offerti dall’uno, dai pochi, dai molti che hanno suscitato il miracolo spirituale della Resistenza. A questa rivelazione Lei ha dato il più prezioso contributo”.
Questo il commento del The Times Literary Supplement: “È molto più di un diario di due anni: è un commento alla campagna italiana in particolare e alla guerra in generale… Resoconti come questo ci permettono di vedere la guerra alla luce della storia, anziché con spirito nazionalistico”.